10 romanzi per capire l’impero asburgico

10 romanzi per capire l’impero asburgico

10 romanzi per capire l'impero asburgicoPossono davvero essere utili 10 romanzi per capire l’impero asburgico? In effetti, la letteratura offre spesso molti spunti per capire il carattere di una nazione o lo spirito di un periodo storico. A volte i testi che hanno più successo sono proprio quelli che hanno alla base questi argomenti, soprattutto se gli eventi in essi prefigurati si realizzano o se si tratta di letture a posteriori.

Qui vi proponiamo i dieci libri che più di tutti hanno celebrato l’idea della progressiva decadenza e disgregazione del multinazionale impero asburgico nel corso dell’800.

Per approfondire: Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna, di Claudio Magris

 


1. La marcia di Radetzky (Radetzkymarsch) di Joseph Roth: La marcia di Radetzky è un romanzo di Joseph Roth del 1932. L’opera è una sorta di preludio del romanzo “La cripta dei cappuccini”. Tematica principale è la progressiva spaccatura e decadenza dell’Impero durante il periodo di regno di Francesco Giuseppe, parallelamente alle vicende familiari della famiglia di recente aristocrazia dei von Trotta.


2. L’uomo senza qualità (Der Mann ohne Eigenschaften) di Robert Musil: L’uomo senza qualità  è un vastissimo romanzo incompiuto suddiviso in tre parti dello scrittore austriaco Robert Musil; i primi due volumi vennero pubblicati a Berlino rispettivamente nel 1930 e 1933. Ambientato in una Vienna sotto falso nome, capitale di un grande impero pluri-etnico detto “Kakania”, la storia narra la vicenda esistenziale e spirituale di Ulrich: una specie di “uomo ideale” che, riassumendo in sé tutte le qualità o, meglio, le “non-qualità” del secolo appena iniziato, il Novecento, vive parzialmente alienato dal “mondo reale” e del tutto privo di autentici interessi. Egli si ritrova pertanto ad esser tanto ricco intellettualmente quanto privo di qualsiasi passione esteriore: ironico e corrosivo, discuterà via via coi vari personaggi di nazionalismo, pangermanesimo, psicoanalisi, positivismo, espressionismo e irrazionalismo. Musil partecipò alla Prima guerra mondiale anche sul fronte italo-austriaco, in particolare in Bersntol (Valle dei Mocheni). Ne abbiamo parlato qui.


3. Il buon soldato Scveijk di Jaroslav Hašek: è ispirato al personaggio da lui creato che compare per la prima volta nel 1912, anno della pubblicazione del libro “Il bravo soldato Švejk e altre strane storie”(Dobrý voják Švejk a jiné podivné historky). Dopo la guerra Hašek rielaborò il personaggio nell’opera “Il buon soldato Sc’vèik” che rimase interrotta dalla sua morte nel 1923. L’opera di Hašek, tradotta in più di 120 lingue, si colloca nell’ambito della letteratura antimilitarista e ribelle sviluppatasi negli anni che intercorsero tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, ma l’antimilitarismo di Hašek più che nella descrizione del volto tragico della guerra si esprime in una satira feroce che attacca la società in tutte le sue istituzioni: la monarchia, l’esercito, il clero, la burocrazia dell’Impero.


4. Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo di Stefan Zweig (1881-1942): la sua gioventù fu influenzata dalla sicurezza economica della famiglia e dal clima artistico e intellettuale della Vienna della fine dell’Ottocento. Dopo gli studi viaggiò molto e frequentò intellettuali di spicco, divenendo un autore famosissimo di poesie, biografie e altri generi letterari. Questo testo è la sua autobiografia, completata un anno prima di suicidarsi, in cui offre impressioni di vita viennese e mitteleuropea dagli anni del liceo, nel decennio anteriore alla prima guerra mondiale, descrivendo l’integrazione della cultura di origine ebraica nella società asburgica e il multiculturalismo di quest’ultima, soffermandosi più sugli eventi sociali e culturali dell’epoca che sui ricordi personali della sua vita privata. Egli denuncia i difetti della società della Belle èpoque (povertà di gran parte della popolazione europea, stato di minorità delle donne, ipocrisia sessuale e diffusione della prostituzione, ecc.), e il crollo del mito del progresso indefinito, dimostrato dallo scoppio della Grande guerra. Zweig termina la narrazione esattamente il 1º settembre 1939, data dell’attacco della Germania nazista alla Polonia e inizio della seconda guerra mondiale.


5. I turbamenti del giovane Törless (Die Verwirrungen des Zöglings Törleß) di Robert Musil:  è l’esordio letterario dello scrittore, pubblicato per la prima volta nel 1906: si tratta di un romanzo di formazione, che racconta la storia di un giovane cadetto militare disorientato, alla ricerca di valori morali. L’opera racconta le esperienze di Törless, proveniente da un’ottima famiglia, il che gli permette di studiare in un rigido ed esclusivo collegio militare, dove si trova a vivere con i suoi amici esperienze sia eterosessuali che omosessuali, nonché a compiere atti di bullismo nei confronti di un altro giovane, un ragazzo loro compagno di studi di nome Basini.


6. La scalinata ((Die Strudlhofstiege oder Melzer und die Tiefe der Jahre)) di Heimito von Doderer: anche lui appartiene alla generazione segnata dalla guerra e dalla fine dell’impero. I suoi romanzi sono soprattutto una cronaca viennese del primo trentennio del secolo, dove s’intrecciano le vite di una folla di personaggi, spesso con toni visionari e grotteschi. Il suo capolavoro è forse la novella “Le finestre illuminate“, del 1951, dove un burocrate-automa dell’amministrazione austriaca è al centro di un processo di umanizzazione grazie a un cannocchiale che gli permette di scoprire l’esistenza di altri universi, in particolare di quello femminile.


7. La cripta dei Cappuccini (Die Kapuzinergruft) di Joseph Roth: narra di Francesco Ferdinando Trotta, ultimo erede della casata. Francesco vive la spensierata Vienna dei giovani benestanti ed aristocratici, ma è anche affascinato, senza poterlo confidare, dalla semplicità di un mondo incarnato dal parente povero Joseph Branco, di professione caldarrostaio girovago, e dal suo amico Manes Reisinger, vetturino. Il libro si sofferma anche sulla Vienna postbellica, sulla rovina della piccola nobiltà, sullo spaesamento culturale. La sera della presa del potere dei nazisti sull’Austria, Trotta si ritrova a vagare solitario per Vienna, con il desiderio di visitare la Cripta dei Cappuccini, dove riposa il “suo” imperatore Francesco Giuseppe I, simbolo di un passato ormai morto e sepolto.


8. Il sottotenente Gustl (Lieutenant Gustl) di Arthur Schnitzler: il testo è quasi interamente un monologo interiore sulle ossessioni, le paure e le nevrosi di un giovane tenente dell’esercito imperiale. Gustl fu un atto d’accusa contro il comportamento antisemita e ipocrita della gerarchia militare asburgica a cavallo del Novecento. Il racconto suscitò critiche feroci da parte dell’apparato militare e della Corte, tanto che Schnitzler, medico militare e tenente della Riserva con il grado di ufficiale, venne rimosso dal suo incarico.


9. Un posto in paradiso (Der veruntreute Himmel) di Franz Werfel: la fama letteraria di Werfel è dovuta soprattutto alla pubblicazione nel 1933 de “I quaranta giorni del Mussa Dagh“, vero e proprio racconto epico della resistenza armena e del genocidio di quel popolo ad opera dei Turchi. In questo romanzo del 1939 la protagonista è una anziana domestica bigotta, che paga gli studi di un seminarista (rivelatosi poi prete fasullo) non per affetto ma per assicurarsi, con questa buona azione, l’ingresso nel regno celeste.


10. Krambambuli di Marie von Ebner-Eschenbach (1830 – 1916): è stata una scrittrice molto attenta agli aspetti psicologici, come si nota già dall’incipit del racconto: “Predilezione, l’uomo ne sente per molte cose; ma amore, quello vero, quello che dura lo conosce, se pure, sol una volta. Così almeno la pensa il guardacaccia Hopp. Quanti cani ha egli già posseduto, quanti gli son piaciuti ! Ma bene, quel che si chiama bene, e senza mai poterlo dimenticare, non ne ha voluto che a un solo, Krambambuli. Lo aveva comprato, o meglio avuto in iscambio, all’Osteria del Leone in Wischau, da un aiutante forestale disoccupato. Al primo sguardo gettato sul cane, s’era sentita nascer dentro quell’inclinazione che doveva durare sino al suo ultimo respiro. Il padrone della bella bestia, seduto a un tavolo davanti a un bicchierino di brandy vuoto, imprecava contro l’oste che non voleva dargliene dell’altra a credito: e gli si leggeva in faccia che doveva essere un cattivo soggetto.”


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Pubblicato da Daiana Boller

Daiana Boller (Trento, 1981) si è laureata in storia locale con una tesi sul principe vescovo di Trento Alessandro di Masovia (1423-1444) ed è autrice del libro "Welschtirol".

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