I servizi sanitari nella prima guerra mondiale

I servizi sanitari nella prima guerra mondiale

LA SANITÀ NEGLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA
Soldati inglesi delle colonie impegnati nei servizi di Croce Rossa

Nel corso del conflitto, tra gli italiani al fronte i feriti furono più di un milione, tra gli austriaci circa 650.000.
I soldati italiani che riportarono invalidità permanenti superarono i 450.000.
Il 70% delle ferite erano causate da schegge e da pietre sollevate dalle esplosioni che potevano mutilare in vario modo il corpo umano. La pratica più ricorrente in caso di ferite gravi agli arti era l’amputazione, ma nel caso di vaste lesioni addominali e al torace i medici si scoprirono impotenti. Le ferite al volto aprirono il vasto capitolo delle ricostruzioni plastiche.
Gli spostamenti d’aria provocavano nel corpo del soldato lesioni a volte letali, danni ai polmoni, emorragie cerebrali o al midollo spinale. I danni al sistema nervoso, dovuti a shock da bombardamento, furono incalcolabili e resero inabili temporaneamente o permanentemente migliaia di uomini.
Numerose furono le vittime di valanghe o di incidenti di lavoro.
Le malattie più diffuse erano riconducibili alla mancanza di igiene (dissenteria, tifo, colera) e al freddo (congelamento, tubercolosi, polmonite, broncopolmonite).

Per approfondire:

LA SANITÀ NEGLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA
Un kit medico

Venerdì 27 ottobre 2017, alle ore 18 nel torrione Malipiero del Castello di Rovereto, sarà inaugurata la mostra fotografica che il Museo della Guerra dedica al tema della sanità nella Prima guerra mondiale.

Le 25 immagini in mostra, provenienti dall’archivio fotografico del Museo, mostrano corpi sofferenti, il recupero e il trasporto dei feriti e l’organizzazione del sistema di assistenza sanitaria.

La mostra è visitabile dal 28 ottobre 2017 al 25 febbraio 2018, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.

Per raccontare la sanità durante la Prima Guerra Mondiale è stata organizzata anche una mostra itinerante, con cui l’APSS e la Soprintendenza dei beni culturali della Provincia autonoma di Trento hanno voluto rendere disponibili nei luoghi di cura alcuni documenti e immagini relativi alla sanità civile e militare del periodo 1914 – 1918 provenienti dagli archivi trentini. Non si tratta di un percorso approfondito in quanto la passeggiata tra pannelli e vetrine intende semplicemente lasciare suggestioni e suscitare curiosità portando in ospedale qualche pezzo d’archivio e di museo. Questa mostra avvicina le carte alle persone senza aspettare che le persone si avvicinino alle carte. L’obiettivo è di presentare informazioni interessanti, insolite e singolari, svelando qualche particolare dell’immenso patrimonio che gli enti pubblici conservano nei loro archivi, valorizzando così il patrimonio culturale che è esclusivamente collettivo anche se sovente poco conosciuto. Sfaccettature di sanità in epoca di guerra lungo il cammino delle persone che entrano in ospedale come pazienti o come accompagnatori e si imbattono in una distrazione culturale e collettiva. Ad arricchire il percorso sono esposti oggetti ad uso sanitario provenienti dalla collezione di Luca Girotto, medico dell’ospedale di Borgo e collezionista assai noto per il suo pluriennale impegno nello studio degli eventi della Grande Guerra sul fronte trentino.

LA SANITÀ NEGLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA
Feriti caricati su un treno della croce rossa

Disarmati, nutriti, spronati, sospesi nell’attesa, feriti, sospesi nella speranza, maneggiati, riparati, umiliati, e sopravvissuti: queste le condizioni psico-fisiche vissute durante la prima guerra mondiale da milioni di combattenti, dentro e oltre le fasi del conflitto.
Tanti mutilati nel corpo e nella psiche, altrettanti sopravvissuti al terribile naufragio dell’umanità sulle secche del progresso, fecero ritorno alle proprie case al termine della guerra. Così si può cogliere appieno il senso più intimo della poesia di Gustav Heinse (1896-1971):
Io appartengo
alla generazione dei «sopravvissuti»,
il cui cervello
è gravato dall’orrore, messo da parte a forza,
incapsulato in un guscio speciale,
che il sogno –
o nuovo orrore!
a volte sventrò.
Poi trabocca,
si allarga,
mi sopraffà… orrore, orrore, orrore.
Sii benedetta, o luce!
che mandi in frantumi il sogno.

(Gustav Heinse, Il monte in fiamme: ai morti del San Michele e di San Martino del Carso 1915/1916. A cura di Paola Maria Filippi. Ferrara: Kolibris, 2013: 48-49).

Pubblicato da Daiana Boller

Daiana Boller (Trento, 1981) si è laureata in storia locale con una tesi sul principe vescovo di Trento Alessandro di Masovia (1423-1444) ed è autrice del libro "Welschtirol".

Una risposta a “I servizi sanitari nella prima guerra mondiale”

  1. Vedere le Dottoresse al fronte citate è emozionante: piano piano stanno riemergendo dal vuoto di memoria di questo secolo passato dalla Guerra.

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