Emanuele Dalpiaz, l’ultimo Kaiserjäger

Emanuele Dalpiaz, l’ultimo Kaiserjäger

L'ultimo KaiserjägerEra nato a Flavon il 6 marzo del 1898, primo di dodici figli, Emanuele Dalpiaz, l’ultimo Kaiserjäger.

Qualche anno fa, nel 2004, l’uomo è deceduto alla veneranda età di 106 anni a Parigi dove era emigrato nel primo Dopoguerra. Era tra gli ultimissimi reduci della Prima guerra mondiale. Nato a Flavon nel 1898, era quindi stato austriaco di madrelingua italiana fino al 1918, poi cittadino italiano, infine, dal 1926 francese, anche se non aveva mai interrotto i legami con la sua terra d’origine.

L’arzillo ultracentenario ha attraversato tre secoli.

Nato nel 1898, studente al seminario di Trento, a soli 14 anni veniva «precettato» da suo padre, capocomune a Flavon, cui venivano richieste quattro paia di giovani braccia per costruire fortificazioni al Passo del Tonale, all’epoca confine tra impero austro-ungarico e regno d’Italia. Da lassù il ragazzo tentava di raggiungere il paese natale per la festa dell’Assunta (sagra di Flavon), ma in quanto lavoratore militarizzato, soggetto quindi a disciplina militare, veniva arrestato per diserzione, processato in Boemia e assolto grazie alla giovane età.

Nel 1916, a 18 anni, veniva arruolato e spedito sul fronte come Kaiserjäger in Galizia e poi in Ucraina. Un’avventura drammatica ma, come amava ricordare Emanuele, che si era conclusa con la fortuna di poter tornare a casa, una sorte che non era toccata ad altri 24 soldati di Flavon, tutti caduti sul fronte orientale.

Poi il rientro a Flavon, ma nel Trentino approdato all’Italia, nei primi anni del Dopoguerra la miseria era diffusa al punto da spopolare interi paesi. La stessa sorte è toccata anche a Dalpiaz: nel 1926 la decisione di partire per la Francia, «terra di lavoro e di libertà», dove per quasi ottant’anni, mai dimentico della sua terra, ha vissuto a Montrouge, sobborgo a Sud di Parigi. Qui aveva trovato lavoro come contabile e sposato una compaesana.

Oltre a tre secoli, Emanuele Dalpiaz ha vissuto anche tre nazionalità diverse, ora tutte comprese nella bandiera blu dell’Unione Europea: austriaco di madrelingua italiana fino al 1918, poi cittadino italiano, infine francese. Una vita attraverso confini e conflitti che hanno segnato la storia d’Europa nella prima metà del ventesimo secolo, secolo che nell’altra metà si è concluso con il processo d’unione europea.

Qualche libro per approfondire l’argomento:

  • Alpini, Schützen e Kaiserjäger nella grande guerra. Vivere e morire in alta quota. (Link)
  • Kaiserjäger nei Carpazi. Diario di guerra 1914-1915 del cadetto Augusto De Gasperi (Link)
  • «Gospodi Pamilo» aiutaci o Signore. Diario vivente di Pietro Carraro «Ava». Tiroler Kaiserjäger in Galizia Russia e Ucraina 1914-1918 (Link)

«Ascoltare Emanuele Dalpiaz era come rileggere la nostra storia, ripercorrere le vicende che avevo sentito raccontare da mio nonno: la guerra, il dramma dell’emigrazione vissuta da molti trentini e, tra questi, molti nonesi»: così lo ricordava l’oggi senatore Franco Panizza, che lo aveva incontrato a Parigi. Alla Valle di Non, Dalpiaz era rimasto sempre legato e, periodicamente, ritornava alla sua terra d’origine ed al suo paese, Flavon. «Da Parigi, dove si era perfettamente integrato e dove viveva da moltissimi anni, Dalpiaz volgeva continuamente il proprio affezionato pensiero alla sua Valle di Non. Sperava in un mondo di pace, vedeva i lati positivi della vita, lui che era stato testimone di tanti drammi e sofferenze».

 

 


Pubblicato da Daiana Boller

Daiana Boller (Trento, 1981) si è laureata in storia locale con una tesi sul principe vescovo di Trento Alessandro di Masovia (1423-1444) ed è autrice del libro "Welschtirol".

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