Gli Standschützen e Sepp Innerkofler

Gli Standschützen e Sepp Innerkofler

Sepp Innerkofler

Sepp Innerkofler nasce nel maso Unteredam a Sesto nel 1865. A ventiquattro anni consegue la patente di guida alpina facendo di questa attività lo scopo principale della sua vita. Dal 1895 gestisce assieme alla moglie Maria Stadler il rifugio sul monte Elmo e dal 1898 e fino alla sua distruzione durante la guerra il rifugio Dreizinnen (attuale Locatelli alle Tre Cime). Gestì per parecchi anni anche il rifugio Zsigmondy. Con i proventi della gestione dei rifugi costruì nel 1903 la villa Innerkofler a Sesto e nel 1908 l’albergo Dolomiten in Val Fiscalina. Sepp era diventato l’uomo più ricco e famoso della valle di Sesto, stimato in paese e negli ambienti alpinistici di tutta Europa.

Allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 Sepp non venne richiamato perché troppo vecchio per rientrare nelle classi richiamate, ma nel 1915 le ostilità tra Regno d’Italia e impero asburgico portarono la linea del fronte proprio sulle montagne e Sepp, assieme al figlio Gottfried e ai fratelli, si arruolò fra gli Standschützen.

Quando nel maggio 1915 il Regno d’Italia dichiarò guerra all’impero asburgico gli uomini abili al servizio militare erano dunque già stati richiamati da quasi un anno ed erano impegnati sul fronte orientale. Vennero quindi militarizzati anziani e ragazzi iscritti ai casini di bersaglio, gli Schützen, che andarono a costituire i reparti di Standschützen e ad affiancare i reparti della leva di massa (Landsturm).

Gli Standschützen derivano quindi dagli Schützen, i “tiratori al bersaglio” tirolesi, che hanno una tradizione plurisecolare, risalente al tardo Medioevo. Il primo ordinamento sistematico si ritrova nel Landlibell del 1511, in base al quale a seconda della gravità del pericolo ogni circoscrizione giudiziaria doveva fornire un certo numero di armati per la difesa del Tirolo.

Gli Standschützen che accorsero a difendere il confine erano quindi giovanissimi e anziani, o riformati ed inabili al servizio regolare, presentatisi come volontari. 

Tra questi anche Innerkofler, che nel suo diario annota tutto quello che vede e le azioni a cui partecipa, come quando d’alto del Paterno assiste impotente alla distruzione da parte dell’artiglieria italiana del suo rifugio Dreizinnen, adibito a quartier generale austriaco.

Il 4 Luglio 1915 Sepp, caporale degli Standschützen, con altri uomini lascia ciò che resta del rifugio e si avvia verso la base del Paterno. Una postazione italiana in vetta contribuisce a rendere la scalata ancora più difficoltosa. Da un lato gli austriaci facevano fuoco di copertura sul presidio della vetta, dall’altro gli italiani rispondevano a colpi di ’91. Sepp giunge sotto la vetta e accovacciato dietro un sasso, scaglia tre bombe a mano nella postazione italiana, ma una sola esplode. Improvvisamente sull’orlo della cima si scorge un alpino, che afferrato un masso lo scaglia contro Innerkofler, colpendolo a morte e facendolo precipitare nel vuoto fino ad incastrarsi pochi metri più sotto nel camino Oppel.

La pattuglia dovette ritirarsi senza poter recuperare la salma, che il giorno dopo invece fu recuperata dagli italiani e sepolta degnamente sulla cima del Paterno dove rimase fino alla fine delle ostilità. Le spoglie di Sepp furono poi traslate nella tomba di famiglia nel cimitero di Sesto.

La notizia della morte di Innerkofler fece il giro del mondo suscitando dolore e commozione in tutti gli ambienti alpinistici del tempo. Della morte di Sepp Innerkofler sono state date varie e diverse versioni, resta il fatto che la sua morte entrò a far parte di quelle “leggende” che danno un fascino particolare alle montagne e alle Dolomiti in particolare.

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Pubblicato da Daiana Boller

Daiana Boller (Trento, 1981) si è laureata in storia locale con una tesi sul principe vescovo di Trento Alessandro di Masovia (1423-1444) ed è autrice del libro "Welschtirol".

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