Tradizioni natalizie trentine e tirolesi

Tradizioni natalizie trentine e tirolesi

Negli ultimi anni l’evento natalizio più conosciuto del Trentino e del Tirolo sono diventati i mercatini di Natale. In realtà però le tradizioni legate al Natale sono molte di più. Scopriamone alcune!

Quattro settimane prima di Natale inizia l’Avvento. Ogni domenica in questo periodo si accende una candela delle quattro che formano la tipica corona dell’Avvento fatta con rami di abete bianco o di vite intrecciati e decorati con nastri, pigne, spezie e le 4 candele che indicano le domeniche d’Avvento.

Il primo dicembre si aprirono le prime finestrelle del calendario d’avvento. È un calendario speciale: ogni giorno, dall’1 al 24, i bambini aprono una finestrella dentro la quale trovano immagini legate al Natale oppure dolcetti e cioccolatini.

Tradizioni natalizieIl 6 dicembre si festeggia invece San Nicolò, cioè San Nicola di Mira, patrono di Bari. Il Santo, che porta piccoli doni ai bravi bambini, è accompagnato dai Krampus, diavoli, che, secondo la credenza, mangiano i bambini maleducati e cattivi. San Nicolò e i Krampus, diavoli con corna e sembianze di capra che spaventano i piccoli ma anche i grandi con le loro fruste e le loro grida, sfilano per le strade di molti paesi la sera prima. La notte, il buon vescovo dalla barba bianca, la mitra in testa e il bastone pastorale porta i doni a tutti i bambini che hanno lasciato per lui un bicchiere di grappa, un piattino con della farina bianca da usare per cancellare le impronte e la scarpa più grande di casa in cui infilare i regalini. Non è difficile riconoscere in San Nicolò l’origine di Babbo Natale.

Una settimana dopo anche Santa Lucia arriva a premiare i bravi bambini: la notte tra il 12 e 13 dicembre infatti anche Santa Lucia passa nelle case per lasciare frutta secca, dolci e doni. Per lei i bambini mettono sul davanzale una scodella piena di farina di mais per l’asinello. La sera prima inoltre i bambini si fanno sentire dalla Santa trascinando per le strade le “stròzeghe”, formate da barattoli e lattine legate tra loro.

E’ in questi giorni che nelle case e per le strade si addobbano gli alberi di Natale. L’albero è uno dei simboli per eccellenza del Natale ed indica la speranza e la luce che Gesù bambino ha regalato agli uomini. L’albero viene decorato con lumini o candele che rappresentano la luce, frutti dorati e dolciumi che invece indicano i doni fatti all’uomo da Cristo. Le candele sull’albero vengono accese la Vigilia di Natale e brilleranno fino al 6 gennaio, giorno in cui di solito l’albero viene disfatto.

Due sono le maniere tradizionali per decorarlo: alla contadina, con nastri e fili rossi a cui vengono appese piccole mele rosse e addobbi di paglia, tra cui la famosa stella per la cima; oppure alla cittadina, con palle di vetro, candele bianche e festoni color argento o oro.

Un’altra usanza molto diffusa è il Presepe. All’allestimento del presepe partecipava un tempo tutta la famiglia usando non solo figure in legno o in argilla, ma anche di cartone colorato dai bambini. Oggi le figure sono spesso in plastica, ma in Trentino la tradizione del presepe è ancora molto sentita, soprattutto in valli come quella di Fiemme, dove le statuine venivano intagliate nel legno.

Mentre oggi nella maggior parte delle città arriva Babbo Natale con la slitta ricca di doni, fino a qualche anno fa in Trentino era Gesù Bambino a portare i regali ai bimbi buoni. Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre infatti i bambini ricevevano doni dal “Christkind”, ossia Gesù Bambino.

I giorni festivi però non si concludono con il giorno di Natale, ma con l’arrivo dei Re Magi il 6 gennaio. Il giorno dell’Epifania un gruppo di bambini, gli Sternsinger o Cantori della Stella travestiti da Re Magi, passa di casa in casa con una grande stella variopinta, cantando un repertorio di canti tradizionali e chiedendo offerte. Come dono i Re Magi lasciano incenso e gesso, con i quali benedire la casa e scrivere sulla sua porta 20+C+M+B e le ultime due cifre dell’anno appena incominciato. Le lettere C+M+B starebbero ad indicare i nomi dei Re Magi (Caspar, Melchiorre e Baldassare) oppure la scritta latina “Christus Mansionem Benedicat” (Cristo benedica questa casa). Questa tradizione, nata proprio con il Concilio di Trento, era molto diffusa anche in Trentino, anche se oggi è praticata solo in alcune valli.

Legate al periodo natalizio sono naturalmente le feste celebrate assieme alla famiglia. In queste occasioni non mancano mai i dolci, come lo Zelten, un pane dolce ripieno di fichi, mandorle, noci, miele, e frutta candita. In famiglia si preparano anche i biscotti, come i Lebkuchen, gli Spitzbuben e altri Weihnachtkeksen, spesso accompagnati dal vin brulè, a base di vino rosso cotto con zucchero e spezie come cannella e scorza di arancia.

Qualche consiglio di lettura sull’argomento:

 

Tradizioni natalizieQualche proverbio in dialetto trentino sull’inverno e il Natale:

Se sluse le stèle la nòt de Nadàl somèna al mònt e lassa star la val

Nef decembrina, o ladra o sàsina

La nef decembina, per tre mesi la confina

Chi avanti Nadal no fila, dopo Nadal sospira

Nadal col sol, Pasqua col stizon

Da San Martin a Nadal, ogni poret el sta mal

 

E qualche poesia in dialetto trentino sul periodo natalizio:

Santa Luzia l’è vizina;
Su da bravi, ne’ a dormir;
Metè fora la farina
E no feve pu sentir.
N’anzolim el la compagna
E la mena n’asenel,
La vegn dentro da campagna,
La va fora da Castel;
La ga ’n gaida tanta roba
Da magnar e da ciuciar,
E po l’asem su la goba
El ga sora ’n gran Bazar.
Guai però se i popi i cria,
Guai a quei che no obediss;
L’asenel el passa via
E po’ la sgola ’m paradiss!
Guai a quei che fa dispeti,
Che no i vegn quando se i ciama,
Che i maltrata i poereti,
Che no i scolta la so mama;
Guai a quei che diss bosie,
Che no dis le so oraziom,
Che strazzai, come le strie,
I va sempre a zibaldom!
Per quei popi, dove’ creder,
Santa Luzia e l’asenel
I fa finta de no veder
E i sparis piam piam bel bel.
Dunque né, penseghe drio,
E po’, prima de dormir,
Prometéghe al Sioredio
D’esser bravi e d’obedir.

––

Sempre su Santa Lucia, una filastrocca decisamente più disincantata:

Santa Luzia, mama mia, porta roba ’n casa mia.
Se la mama no ghen mete, resta vòde le scudelete.
Co la borsa del papà, Santa Luzia vegnirà.

–-

El presepi
poesia di Vittorio Felini pubblicata su “Strenna Trentina” del 1928

Na volta me ricordo che i putei,
do tre stimane avanti de Nadal,
i preparava mus’cio e bachetèi,
po’ i feva su ‘l Presepi, o ben o mal.
Casote, pegorsele e pastorei,
montagne c0′ la nef fata de sal,
pontati fabricadi coi sfessei,
en mondo picinin, ma tal e qual.
Oh quanta poesia ‘n de sti lavori
che feva su i putei d’ogni famiglia
e d’ogni condizion, poreti e siori.
Ades, en pinotin, come che sia,
con su do tre mocati e ‘na pastiglia,
se ‘l preferis a tanta poesia!

Chicca finale, due stampe per collezionisti:

Pubblicato da Daiana Boller

Daiana Boller (Trento, 1981) si è laureata in storia locale con una tesi sul principe vescovo di Trento Alessandro di Masovia (1423-1444) ed è autrice del libro "Welschtirol".

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