Il turismo alpino e subalpino 1870-1930

Il turismo alpino e subalpino 1870-1930

I territori che si sono confrontati nei decenni tra XIX e XX secolo con uno sviluppo turistico si sono talora misurati con il fenomeno dei Grand Hotel, e più in generale con la realizzazione di strutture per l’accoglienza, ossia di nuove, articolate e imponenti costruzioni che in tale arco temporale hanno avuto ampio sviluppo in tutta Europa. Nella loro realizzazione e gestione si sono peraltro confrontati numerosi progettisti e sono state coinvolte molteplici figure professionali.

Turismo alpino e subalpino 1870-1930
Grand Hotel Levico

Le fonti di acqua minerale ad esempio hanno costituito e continuano a rappresentare un’importante risorsa naturale del territorio alpino. Oltre all’imbottigliamento e alla commercializzazione delle acque, numerose località hanno conosciuto una significativa e radicale trasformazione urbanistica, socio-economica e socio-culturale per effetto del costante incremento del flusso turistico attratto dall’efficacia delle cure idroponiche e dalla salubrità dei luoghi.
È quanto accaduto anche in Trentino, dove, ad esempio, l’abitato di Levico Terme si è mutato da borgo a vocazione fondamentalmente rurale a vero e proprio centro urbano sul modello di altre famose stazioni termali mitteleuropee quali Bad Gastein, Ischl, Franzensbad, Marienbad. La furia distruttiva delle due guerre, ma anche interventi dell’uomo, talvolta sconsiderati, hanno cancellato parte di questo passato.

Il convegno internazionale “I Grand Hotel come generatori di cambiamento tra il 1870 e il 1930: indagini in contesti alpini e subalpini tra laghi e monti”, promosso dal MAG-Museo Alto Garda ha indagato il tema dei Grand Hotel in rapporto alle modifiche indotte nei contesti di realizzazione, per comprendere se, e in che misura, sia possibile considerare tali strutture come fattori di sviluppo dei territori.

Particolarmente interessante è stato il contributo dello storico dell’economia Andrea Leonardi, Professore ordinario di Storia economica presso il Dipartimento di Economia e management dell’Università degli Studi di Trento, e autore tra l’altro di L’economia di una regione alpina: le trasformazioni economiche degli ultimi due secoli nell’area trentino-tirolese, di cui proponiamo l’abstract:

I Grand Hotel come motore dello sviluppo turistico in area alpina
Nei decenni finali del XIX secolo il deciso salto qualitativo e quantitativo del turismo consentì il configurarsi di una nuova fisionomia economica per gli Alpenländer.
Particolarmente importanti risultarono le innovazioni nelle infrastrutture di comunicazione e parallelamente il rafforzamento di diverse strutture di servizio, in funzione dell’accoglienza ai turisti. Proprio lungo questa direttrice seppe incanalarsi un’imprenditorialità completamente nuova, che si mostrò capace di forgiare e consolidare una vera e propria cultura dell’ospitalità. Diversi contesti degli Alpenländer si dimostrarono capaci, specie durante la belle époque di dare gradualmente vita ad un’organizzazione turistica capace di orientare l’offerta alle esigenze della domanda.
Particolarmente importante risultò una serie di “prerequisiti” essenziali all’affermazione di una destinazione turistica. In particolare rivestirono evidente rilievo le modalità con cui in area alpina si era disposti ad accogliere chi proveniva dall’esterno. In effetti proprio l’interazione tra domanda e offerta ebbe un ruolo basilare nell’indirizzare i flussi turistici verso determinati settori della montagna alpina, o verso le località lacuali prealpine.
Certamente va considerata la bellezza e la suggestività dei posti, la salubrità dell’aria, le condizioni climatiche favorevoli, così come deve essere valutato il ruolo di primaria importanza assunto dalle diverse tipologie dei sistemi di comunicazione. Tuttavia nella realizzazione di dotazioni infrastrutturali legate all’accoglienza degli ospiti e dunque nel determinare importanti flussi di investimento che hanno decretato il successo di alcune località sono intervenuti anche altri fattori. Uno di questi è quello legato all’attenzione prestata al forestiero, al potenziale ospite, che poteva essere guardato e trattato con simpatia, oppure con diffidenza. L’atteggiamento nei confronti di colui, o di colei, che proveniva dall’esterno risulta dunque un elemento da non sottovalutare, in quanto da esso è dipeso il consolidarsi o meno della cultura dell’ospitalità. Proprio questo tipo di cultura ha avuto modo di mettersi in luce ben prima che il turismo riuscisse ad affermarsi come fenomeno di massa. Essa ha finito per costituire una sorta di prerequisito capace di contribuire al decollo del turismo in una determinata area; una sorta di marcia in più che è stata capace di favorire il take off turistico. Anche grazie ad essa, si verificò la convergenza di iniziative endogene con interessi esogeni, al fine di predisporre un’offerta capace di convogliare la domanda turistica.
Nella relazione verrà individuato il ruolo assunto da operatori locali, che seppero cogliere le opportunità che sarebbero loro derivate se avessero predisposto delle infrastrutture adatte a ospitare un nuovo tipo di frequentatori dei laghi prealpini, piuttosto che della montagna. Ma ancora più significativo risulterà seguire l’afflusso di capitale e il travaso di imprenditorialità che dall’esterno si riversò proprio su queste località, creando in alcune di esse un’offerta turistica di prim’ordine. Numerose furono infatti le destinazioni che vennero alla ribalta nel periodo della belle époque come Kurorte, Luftkurorte e Hohenluftkurorte e molto spesso a fare da traino alla loro affermazione fu l’apertura di uno o più Grand Hotel, che in qualche caso si concretizzò con l’insediamento di autentici Hoteldörfer, veri e propri motori per il consolidamento del turismo anche nei territori circostanti.
Nella relazione verranno affrontati alcuni specifici casi in cui la presenza di Hotel di rango, promossi e valorizzati da uno sforzo convergente tra energie imprenditoriali di tipo endogeno e capitale e imprenditorialità arrivati dall’esterno, seppero svolgere la funzione di locomotiva per l’affermazione turistica di diverse destinazioni turistiche dell’area alpina e prealpina. Verrà analizzato come la presenza di tali strutture ricettive abbia prodotto evidenti benefici anche nei confronti di località praticamente sconosciute. Se inizialmente tali destinazioni conobbero, proprio grazie ad una serie incisiva di investimenti provenienti dall’esterno, l’occasione per dare vita a delle forme di ospitalità di alto profilo qualitativo, di seguito, ai Grand Hotel si affiancarono locande e piccoli alberghi, promossi dall’imprenditoria locale. Si originò così un tessuto ricettivo che acquisì gradualmente consistenza, fino a imporsi – durante la belle époque – a livello internazionale.

Pubblicato da Daiana Boller

Daiana Boller (Trento, 1981) si è laureata in storia locale con una tesi sul principe vescovo di Trento Alessandro di Masovia (1423-1444) ed è autrice del libro "Welschtirol".

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