Il crowdfunding, oltre ad essere un termine di difficile pronuncia derivato dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento, che può essere sostituito con l’espressione italiana finanziamento collettivo, è un sistema di micro-finanziamento dal basso che chiede piccoli importi a molte persone per sostenere delle iniziative.
Questa pratica può essere applicata anche agli eventi culturali e questa è proprio la sfida del coro S. Ilario di Rovereto, che ha lanciato una sottoscrizione per sostenere lo spettacolo 1914 TERRA DI NESSUNO.
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Cent’anni fa scoppiò la Grande Guerra, l’evento che sconvolse il mondo intero, cambiò i confini degli Stati, stravolse il corso della storia europea e mondiale. Nessun angolo di Europa riuscì a sottrarsi al conflitto. E anche il Trentino pagò a caro prezzo, coinvolto e colpito dalle tragiche perdite umane: più di 11.000 soldati al servizio dell’esercito austroungarico morirono durante il conflitto. Al termine della Guerra, il Trentino si risvegliò provincia italiana.
A distanza di un secolo, quanto è ancora conservato nella memoria della popolazione? Le giovani generazioni rischiano di non conservare la memoria storica, e ignorano i fatti riguardanti la loro terra, i loro antenati, le loro famiglie. Diventa dunque un dovere mantenere viva la memoria di quei tragici anni, visto che l’unico modo per creare una società di pace e tolleranza è quello di ricordare le vittime dei conflitti, e il dramma di chi visse la guerra sulla propria pelle.
Nasce così, in occasione del centenario della Grande Guerra, 1914 Terra di nessuno, uno spettacolo che si propone di raccontare la storia dei soldati trentini che con la dichiarazione di guerra si trovarono improvvisamente catapultati nella dimensione feroce e disumana della guerra moderna.
La trama è incentrata sulla vicenda umana di un soldato, chiamato alle armi come tanti suoi coetanei. In punto di morte egli vive come in un tragico sogno i suoi ultimi momenti e ricorda l’improvvisa chiamata alle armi per servire l’Imperatore. Ripercorre così la sua partenza dalla valle, strappato alla tranquilla e modesta vita di contadino; rivive il silenzio dell’ultimo pasto consumato con la famiglia, l’addio all’amata con la promessa di amore eterno, la partenza con il treno verso le caserme dove viene addestrato all’arte militare con la divisa di soldato austroungarico. E poi il lungo viaggio verso la Galizia: dal treno vede e vive la tremenda povertà del popolo che abita quelle terre. Tornano alla memoria, infine, i canti ed i ricordi dei propri affetti e della propria terra, nell’ultima notte trascorsa in trincea, in attesa della battaglia. Quando si apre l’assalto, all’alba, assiste inerme al massacro dei giovani compagni, mandati alla morte, come lui, da generali assetati di gloria. Ricorda i compagni feriti, gli ospedali dove vengono curati e l’attenzione amorevole che gli infermieri e i volontari prestavano alle vittime, momenti in cui una semplice carezza sa far riemergere una dimensione umana, dolce e familiare. Nel suo sogno ritrova la giovane sposa ed immagina che questa compia un viaggio sui Monti Scarpazi per ricercare il suo amato, partito come soldato per difendere l’imperatore. La giovane purtroppo troverà solo una tomba ed una croce. Prima di spirare, il protagonista si interroga sul senso di una guerra così atroce e disumana: l’uomo avrà imparato l’inutilità della violenza? Avrà capito che la guerra porta solamente lacrime, dolore, distruzione?
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La scenografia è semplice. Su alcuni pannelli verranno proiettate immagini e filmati dell’epoca, ma anche le immagini dell’attore-soldato, che sarà sempre nascosto, e la cui sagoma apparirà allo spettatore attraverso giochi di luce e d’ombra. Il coro, dietro i pannelli, indosserà un mantello, personificando un gruppo di soldati in trincea. Solo in alcuni brevi movimenti parteciperà direttamente sulla scena, e non soltanto con la voce. Lo spazio tra i pannelli e il coro rappresenterà la “terra di nessuno”. I diari dei militari saranno l’ossatura della drammaturgia. Le canzoni dell’epoca, quali l’Inno dell’Imperatore che accompagnava assieme alla Radetzki Marsch e alla Marcia Reale la festosa partenza dei treni dalle stazioni verso la Galizia, i canti popolari della grande guerra, come Gran Dio del Cielo, Monte Nero Monterosso, Al comando dei nostri ufficiali, Il pesco fiorito, Monti Scarpazi, Oi Lisabela, Son senza Pan, Son Morti per la Patria assieme a canti d’autore come Rosso su verde di Massimo Bubbola o La ballata dell’eroe di Fabrizio De Andrè piuttosto che alcuni canti costruiti da Adele Pardi e Chiarastella Calconi sui testi dei diari dei soldati, saranno il tappeto musicale che accompagnerà tutto lo spettacolo e completerà le riflessioni che l’attore, attraverso il racconto dei diari, proporrà.
Tutta la costruzione teatrale dei testi e la regia dello spettacolo è opera di Micol Cossali che assieme a Luigi Zoner, direttore di fotografia e specialista di videomapping, si occuperà anche della ricerca storica di immagini e filmati.
Diari, memorie, lettere dei soldati provengono dall’archivio della scrittura popolare della Fondazione Museo Storico del Trentino con la consulenza scientifica dello storico Quinto Antonelli. Le fotografie e materiali visivi provengono invece dall’archivio del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.
Lo spettacolo sarà proposto in anteprima il 29 novembre a Rovereto presso il teatro Zandonai in occasione del mese di spettacoli legati alla sua riapertura.
L’intento è quello di riproporre delle repliche dello spettacolo per le scuole, e poi nei teatri della Vallagarina e del Trentino e di partecipare a festival regionali, nazionali ed europei (in particolare nell’area della Mitteleuropa).